A volte, in certi angoli di strada, nello sprofondo della metropolitana, ai bordi del bar e del ristorante, a presidio del sagrato della chiesa, è pure una “pargoletta mano”, quella che si tende. Il bambino, la bambina, il sorriso e un moccio che cola dal naso – adulti timorosi che scrutano, che li fiancheggiano, poi certe carogne di adulti che li sfruttano. C’è la mano del vecchio, la mano sporca dalle nere lunghe unghie, la mano tremante dell’alcolizzato, quella scalpitante del tossico, quella lieve e incerta dell’anziana che fruga tra le casse della frutta quando il mercato chiude.
Stefano Di Michele